Sellia racconta il Comprensorio

sabato 5 dicembre 2020

Catanzaro anche vino e morzello in cambio di voti. Il comune rischia lo scioglimento per mafia ma il sindaco dice che è tutto a posto. L'operazione Farmabusiness fa tremare comune e provincia.

 “Non c’è nulla da commentare. L’interrogazione (della senatrice Bianca Laura Granato al ministro Lamorgese, ndr) è un atto parlamentare superfluo”. Così Sergio Abramo, a margine del Consiglio provinciale che ha appena finito di presiedere, su quanto proviene da Palazzo Madama, dove la senatrice catanzarese Cinque Stelle vuole conoscere dal ministro degli Interni “se non reputi opportuno, nell’ambito delle proprie competenze, sollecitare le autorità amministrative competenti a verificare l’emersione degli elementi di cui all’articolo 143, comma 1, del Tuel, relativi ai collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare, nel comune di Catanzaro”.




Le scottanti intercettazioni dell'operazione farmabusiness

«Come siamo andati?». «Alla grande… Alla grande… Alla grande… L’abbiamo asfaltati… Eravamo i primi Robe’… Quattrocento…». Robe’ è Roberto Corapi, presunto factotum di Gennaro Mellea, ritenuto dagli inquirenti il capo del gruppo mafioso tentacolo dei Grandi Aracri di Cutro che s’era presa mezza Catanzaro. L’interlocutore estasiato per il risultato elettorale è invece Andrea Amendola, già consigliere comunale.



È il 22 gennaio 2013, nel capoluogo di regione si torna alle urne per le suppletive negli otto seggi i cui risultati, alla tornata del 6 e 7 maggio 2012, erano stati annullati dal Tar per irregolarità. Corapi chiama Amendola, usando il plurale maiestatico. Il politico fa il punto: «Sì, primo. Primo… 418 voti». Corapi: «Dai, hai recuperato là… No?». «Sì… Sì… Sì... Li abbiamo trovati… Abbiamo trovato tutti i voti…». Il dialogo è agli atti del procedimento Farmabusiness e viene acquisito nel contesto dell’indagine Terremoto per corroborare il compendio indiziario che porterà all’arresto – tra gli altri – dell’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini. Corapi, per il suo legame criminale con il capo dei Gaglianesi Gennaro “Pierino” Mellea, è stato già condannato nell’ambito del procedimento Kyterion (7 anni in appello, in riforma della sentenza di primo grado che gliene aveva inflitti 9, mentre ora attende la Cassazione). Amendola, invece, non è indagato in alcuna delle indagini citate. Lo stesso, d’altronde, aveva un rapporto confidenziale con nuovi gangster, come dimostrano le intercettazioni della Direzione distrettuale antimafia adesso al vaglio, tra l’altro, anche dell’Ufficio territoriale del governo di Catanzaro. C’è un altro contatto significativo tra i due, Amendola e Corapi, il giorno delle suppletive. Corapi: «Io stasera sono… Da quel nostro amico in comune (che gli inquirenti identificano proprio in Pierino Mellea)… che faccio un po’ di morzello di baccalà… E c’è pure un po’ di carne alla brace… Se vuoi passare dopo le otto…». E Amendola: «Perfetto, perfetto… Mi faccio una capatina…».


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