Sellia racconta il Comprensorio

lunedì 29 giugno 2020

Catanzaro da oggi il centro storico diventa isola pedonale ogni sera tantissime iniziative e parcheggio gratuito Ecco il dettagliato programma.



📌 Catanzaro, Facciamo Centro Ã¨ lo slogan che abbiamo scelto per le attività che animeranno l’isola pedonale su Corso Mazzini dalla prossima settimana.
⛔️ Dal lunedì al venerdì, dalle 18 alle 23, il cuore della città – dalle Poste centrali fino a Piazza Santa Caterina – sarà chiuso al traffico con l’obiettivo, condiviso da associazioni di categoria e comitato dei ristoratori, di offrire un supporto alle attività commerciali e incrementare l’attrattività del centro storico.
📣 Ogni sera, alle 21, sarà poi la volta degli eventi con diverse compagnie ed artisti locali, che si terranno sul palco allestito in Piazza Prefettura, nel pieno rispetto della normativa anticovid. Teatro, musica, cabaret, percorsi turistici, l’evento storicizzato “Catanzaro Jazz Fest” e la Festa di San Vitaliano.
🅿️ Per favorire un comodo accesso in centro, le strisce blu saranno gratuite, con disco orario per mezzora fino alle 20. Disponibili anche i parcheggi custoditi con sorveglianza del Musofalo, dalle 17 alle 23.30, da cui partiranno le navette per corso Mazzini. Anche la Funicolare, dal lunedì al sabato, sarà gratuita nella stessa fascia oraria.
A seguire il ricco programma per animare  l’isola pedonale su Corso Mazzini 

sabato 27 giugno 2020

Taverna Salvare la chiesa di San Marco, preziosa testimonianza storica del rapporto tra la città medievale e la Repubblica di Venezia.





Sono ormai ridotti a poche muraglie i resti della chiesa dedicata a San Marco Evangelista, edificata nel 1102 nel tracciato urbano della medievale città di Taverna, per devozione del veneziano Marco Vainerio, titolare di una fabbrica di tessuti, all’epoca operante in prossimità del fiume Litrycon (Litrello) e dell’attuale abitato di San Giovanni d’Albi. La presenza dell’edificio ecclesiastico fu riportata da Ferrante Galas nella sua “Cronica di Taverna” l’anno 1416 e da Padre Giovanni Fiore da Cropani nel 1638, allorquando la memoria locale tramandò il racconto della miracolosa esposizione nel suo tabernacolo dell’icona di “Santa Maria delle Grazie”, poi trasferita nella parrocchiale di San Martino.
Tra i principali riferimenti documentali, nel 1739 venne documentata la visita del vescovo di Catanzaro mentre nel 1790 venne descritta da Vincenzo Catizone nel suo “Libro di carico del Distretto di Taverna e suoi Casali”. Ma è nella “Cronica di Taverna” che fu chiaramente collegato il nome del fondatore della chiesa, Marco Vainerio, greco veneziano, fatto venire “con tutti gli ordegni” necessarij” ed altre sei persone, per avviare la fabbrica dei tessuti e delle lane, che dal fiume Lytricon (Litrello) “sbarcavano co le Navi Veneziane nell’Uria”.
Nonostante l’identificazione del sito, trascritta nella tesi di laurea dello scrivente nell’ormai lontano 1983, pubblicata dal 1994 nei successivi studi, fino all’ultimo accolto nel catalogo della grande mostra “Rinascimento visto da Sud”, di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, sono dei giorni nostri le accorate segnalazioni di Giovanni Fratto, di un ulteriore degrado dei resti della chiesa di San Marco che, unitamente ad altri sorprendenti ritrovamenti, resta la testimonianza storica più importante di un privilegiato e poco conosciuto rapporto commerciale e culturale, avvenuto in passato tra le comunità della presila (in particolare della città medievale di Taverna e suoi Casali) e la Repubblica di Venezia.
L’auspicio infine che il promesso impegno del Sindaco di Albi, Salvatore Ricca, di attivarsi concretamente per avviare la pratica di vincolo ufficiale da parte della.................


giovedì 25 giugno 2020

Catanzaro; il sindaco Abramo arrabbiatissimo sui social.Ecco il video completo del "Sei mai stato a Catanzaro?"



Sei mai stato a #Catanzaro? Detto una volta sola lo sfottò può anche passare, tanto non suona neanche più originale, visto che storicamente il nome della città viene preso in prestito per battute e tormentoni da cinema e varietà mirate a far sorridere. Ma sentire questa frase in radio, ripetuta per ben dieci volte, non ha divertito nessuno. Almeno mi è stato utile per scoprire un programma e il suo conduttore che, altrimenti, non avrei conosciuto. Dal momento che lo stesso, sig. Cruciani, non è andato oltre il semplice sfottò, anche abbozzare una risposta seria e argomentata mi sembra ugualmente riduttivo. Per cui gli rispondo, con linguaggio farsesco, prendendo in prestito anche io un modo di dire della sua cara Roma: “Si' le cose nu'lle sai... Salle”.
Sì, perché è chiaro che dietro una domanda, ripetuta all’infinito, si nasconde non solo un tono chiaramente provocatorio e pungente, ma anche un po’ di ignoranza e di superficialità.
La vicenda incresciosa della presentazione che Easyjet ha dedicato alla Calabria, definendola “terra di mafia e terremoti”, ha suscitato la giusta indignazione istituzionale, oltre che del popolo social, tanto da costringere la compagnia aerea a scuse e rettifiche.
Di questa brutta storia se ne è parlato a livello nazionale, ma devo dire anche con grande orgoglio che i calabresi, lontani e vicini, e non solo, hanno difeso con le unghie l’immagine del nostro territorio, tanto di ribaltare in positivo il racconto che ne è emerso. Una sorta di “contro pubblicità” spontanea e virale che, a pagarla, chissà quanti milioni sarebbero serviti.
Non è questo il......

sabato 20 giugno 2020

Il misterioso albero mangia pietre Il suggestivo albero secolare si trova all'interno del Parco Nazionale della Sila


Molti anni fa, nel percorrere i fitti e scoscesi boschi della media valle del fiume Lese, mi capitò di imbattermi in una bizzarra creatura arboreaUn secolare Carpino nero (Ostrya carpinifolia) dalle strane forme, dominava una scarpata all’interno di una fitta foresta di caducifoglie, dove mi ero portato per cercare uno dei più temuti predatori alati delle selve silane: l’Astore (Accipiter gentilis). Ciò che mi colpì più di ogni altra cosa, furono i fusti della pianta, incredibilmente intessuti di pietre della più svariata forma e dimensioneCon sontuosa delicatezza, quei massi si erano conficcati e amalgamati all’interno del legno al punto tale che nessuna sofferenza sembrava trasparire da parte dell’albero. La vecchia pianta, ricoperta di muschi e licheni, rappresentava una sorta di baluardo in uno degli ultimi lembi del Parco Nazionale della Sila, situato al confine tra le province di Cosenza e di Crotone. Durante le mie tante scarpinate per monti e per valli della Sila non avevo mai visto niente di simile. Per ore rimasi ammaliato dalla forza e dalla dignità suprema di quella creatura. Nel silenzio e nella riflessione a cui invita il luogo, ho cercato a lungo di trovare una risposta ai miei interrogativi, convincendomi alla fine che non sempre c’è un perché ai misteri della natura. Quel vecchio Carpino era nato tanti anni prima, elevandosi faticosamente da una densa sassaia. Aveva inghiottito le tante pietre della scarpata e mi chiedevo se fosse stato un fatto necessario all’ecosistema del bosco oppure se quell’albero, in una sorta di mitica metamorfosi, avesse voluto quasi crearsi uno scudo, mutandosi in un “guerriero” a difesa della foresta.

 Conclusi che fossero semplicemente ammirevoli la tenacia e la pazienza che aveva impiegato nei secoli per superare innumerevoli difficoltà come siccità, gelo, vento e le tante minacce umane tipiche del nostro tempo, offrendoci un chiaro e grande esempio della forza suprema di Madre Natura. Un religioso silenzio accompagna ancora oggi quel bosco appartato, l’albero “mangia-pietre” è ancora lì e domina la valle sembrando osservare scrupoloso ogni evento e proteggere la foresta con audacia. Forse la vera funzione dell’albero che mangia le pietre è quella di essere un faro per illuminare l’unica strada percorribile da noi umani, ossia nient’altro che quella del rispetto verso la natura. Khalil Gibran diceva: “Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo. Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vacuità”:chissà il vecchio albero “mangia-pietre” quante storie ci potrebbe raccontare e quante cose saprebbe insegnarci, se solo ci impegnassimo a entrare in armonia con tutto ciò che ci circonda e a comprendere il legame ancestrale che da sempre intercorre tra l’uomo e la natura. Che il cielo possa assicurare a questa magnifica e misteriosa creatura la pace e la..............

mercoledì 17 giugno 2020

La terribile morte della povera Francesca Falbo di Sersale uccisa dal mostro "Angelone" Un raccapricciante racconto tra i comuni di Sersale, Zagarise e Magisano.


Ricerca storica dell'arch. Salvatore Tozzo 
La storia che vi racconto oggi è una storia drammatica. Tutti hanno scritto di Angelo Schipani detto Angelone che terrorizzo' la presila catanzarese da giugno ad agosto del '49. Sappiamo che alla fine lo catturo' Giuseppe Mustari di Magisano. E che fu condannato all'ergastolo per essersi macchiato, tra gli altri delitti, dell'uccisione di una giovane e bella ragazzina Sersalese diciassettenne, FRACESCHINA FALBO. Piu volte stuprata e ringhiusa per giorni in un frantoio di campagna. Di Angelone ne hanno scritto in molti ultimo dei quali l'avvocato Le Pera. Ma non ho mai visto il volto di questa povera fanciulla. E così mi sono messo a cercare i luoghi dove tutto avvenne. Il primo fabbricato che è citato è la chiesetta di Cipino di Sersale che si trova appena prima di arrivare al paese, a pochi metri dalla provinciale, provenienti da Zagarise. Seguendo poi la comunale e scendendo verso il fiume sulla sinistra noto un ceppo commemorativo. Mi chiedo se è quello il luogo dell'omicidio. Mi avvicinò e con mia grande sorpresa e commozione noto che si tratta proprio del cippo dedicato alla povera fanciulla. Ma ancora di più noto la sua foto. Finalmente posso guardare il volto di Franceschina. Il cippo reca scritto quanto segue: Barbaramente uccisa da esacrato mostro un angelo di purezza Franceschina Falbo a ricordo 27/11/1932 - 2 /7/1949. In allegato la sua foto, il cippo, e la chiesetta diroccata di cipino. Cara Franceschina con questo mio scritto ti ho voluto ricordare e far vedere il tuo volto innocente a tutti anche se sono passati 70 anni. Perché noi vogliamo ricordare la vittima non il mostro. Riposa in pace e che questo sia da monito a tutti gli uomini che si macchiano di femminicidio.

Ecco una rara testimonianza del terribile episodio raccolto dal Prof. e storico locale Marcello Barberio
Tale opportunità mi si è presentata casualmente nell’estate del 2005, con l’intervista a Pancrazio Agosto, un ultrasettantenne di Zagarise, emigrato a Milano.
 “Nel ’40, per tre anni e mezzo, io e Angelone eravamo garzuni accordati nell’azienda dei Caravita, dove guardavamo capre, maiali e buoi, a Serre di Zagarise, assieme ad altri due forisi più grandi, di Magisano, un certo “Fiore da’ manca di cani” e “Franciscu tri grani”. Nel 1941 Angelone rubò agli stessi  Magisanisi  ceci, fave e formaggio, cioè la roba da mangiare portata dal paese, e si fece 3-4 mesi di carcere. Io dovetti procedere al riconoscimento dell’impronta delle sue scarpe: ad una c’erano i tacci bullette di ferro e i tundini e l’altra era liscia. C’erano le impronte che dal pagliaio portavano fuori. Era stato lui e lo dissi a Caravita…Insomma lo presero alla “Turrricedda”, una casetta colonica. Uscito di prigione si fece paisanu e collega di “Nicola  u Melissarotu”, cioè della località di Melissaro.
Ad una turra rapirono Francesca Falbo, una ragazza che aveva rifiutato u Milissarotu: scoperchiarono il tetto della turra, uccisero il padre che si faceva forte col dubotti e rapirono la figlia. Per 15 giorni la tennero in una stalla e la violentavano. La nascondevano in una gibbia, dove scorreva il vino nelle vasche, sotto il pavimento; con una cannuccia ci jettavanu nu pocu ‘e latta in bocca (12), perché lei voleva lasciarsi morire e rifiutava il cibo. Gente malvagia. Ad un certo punto Angelone decise di lasciarla andare a casa sua a Sersale, ma  la nonna di Nicola gli disse: “Tu la lasci andare e lei ci accusa tutti e va a finire che andiamo tutti in galera,  tutto per i comodi vostri”.  Angelone allora raggiunse la ragazza a Cipi, a un chilometro da piazza San Pasquale di Sersale, e la uccise con due colpi di fucile.

La ragazza non aveva potuto camminare veloce, perché zoppicava per le violenze subite. In quel luogo sorse una conicedda, dove la madre della ragazza andava tutti i giorni a piangere: si formava quasi una processione di gente, sia di Sersale che di Zagarise. Erano dolenti proprio! La vecchia campò poco e morì in carcere all’Isola. Anche Angelone morì in carcere a Catanzaro, perché fu preso a tradimento da Mustari in Sila, vicino  Buturo. Lo ubriacò e durante la notte lo colpì alla testa col cozzo della gaccia, lo stordì e lo legò con uno sciartu.Poi lo consegnò alla legge.Al processo vennero i più grandi avvocati, pure di fuori. Poi, ti ho detto, morì in carcere. Nicola, il complice, fu condannato pure lui all’ergastolo.ma poi la pena gli fu ridotta a 33 anni di carcere, per buona condotta. Ho sentito dire che ora è libero e vive a Sersale. Mo’ dovrebbe essere anziano. Sono 45 anni che manco dal paese: partii nel ’60 e ora che sono pensionato torno solo l’estate e a Natale, ma non sempre. Sono stato accordatu per 8 anni: mi davano da cazare, dormire nel pagliaio o nella baracca, vestire e mangiare. Questa era la vita del forise. Partii soldato che non avevo una lira. Ai due forisi  di Magisano, più grandi, Carovita dava 34 di grano al mese, senza altri viveri né soldi. Ad Angelone dava 14 di grano al mese, ma poteva mangiare alla mandria. Lui aveva un moschetto ad una canna e una pistola a tamburo.Il fucile da caccia per uccidere la ragazza glielo diede Nicola Scalise, u Melissarotu.  Insomma, Angelone era uno che entrava e usciva dal carcere come da un albergo, ma sempre per cose di poco, per roba da mangiare, non per oro o denaro. In carcere aveva imparato a lavorare a maglia, all’uncinetto e ai ferri “ di legno d’erga”, duro, usato per fare scupuli  e che quando u rumpi spara. Li modellava col coltello, era molto abile, e faceva anche il gancetto alla bacchettina. In paese vendeva i prodotti: calze di lana, borsette, maglie, che faceva mentre pascolava le bestie. Così sordiàva. Prima aveva una donna a Zagarise, una vedova, poi un’altra a Sellia, da cui ha avuto due figli, un maschio e una femmina: mi ricordo che l’amante se la curcava prena al pagliaio di Porticello delle Serre di Zagarise; io dovevo dormire all’aperto, fuori dal pagliaio. Durante la sua latitanza mi guardavo : dormivo all’aia sotto la paglia, per non essere scoperto durante la notte. Avevo testimoniato contro di lui, quando aveva rubato ai Magisanisi. Ma che potevo fare, ero un ragazzo. A Milano ho lavorato duro, ma ho trovato fortuna”. 
A seguire 

lunedì 15 giugno 2020

Sellia Marina come da tradizione si è svolta la partecipata messa in onore di S. Antonio nella suggestiva chiesetta della famiglia "De Seta" Fotoracconto e storia




La chiesetta è di proprietà privata della famiglia De Seta. L'edificio infatti è inserito nel borgo del feudo. La statua di sant'Antonio è posta sull'altare sulle pareti della chiesetta ci sono 4 affreschi: 1) rappresenta Gesù che porta la croce, 2) Gesù e la samaritana 3) l'Immacolata 4) non c'è immagine. Meraviglioso è il portale d'ingresso del borgo. Da sempre è forte la devozione e la pietà popolare in località "Feudo De Seta" per S. Antonio il santo dei miracoli 
La facciata della chiesetta è semplice con il portone centrale ed il campanile. In pietra scolpita è il portale d'ingresso del borgo.

La devozione a S. Antonio

Il 13 di giugno si è celebrato la S. Messa con benedizione del pane e dei bambini in onore di S. Antonio, il santo dei miracoli, l'insigne predicatore (il Vangelo), il semplice e puro di cuore (Gesù Bambino e il giglio) l'uomo di Carità (i panini).




 a seguire altre foto

venerdì 12 giugno 2020

Il borgo antico di Sellia ripulito per bene dalle erbacce e rifiuti vari. Nei giorni scorsi il gruppo Giovani per Sellia aveva messo in evidenza le erbacce alte nei vari rioni . Fotoracconto

 Il sindaco di Sellia Davide Zicchinella 
Oggi ( ieri ndr) hanno preso servizio presso il Comune di Sellia i lavoratori regionali che per l'emergenza Covid-19 da tre mesi erano stati sospesi. In una sola mattinata abbiamo ripulito il quartiere "Ruscia" e la "Portabella". Ed entro una settimana completeremo la #Pulizia di tutto il paese e #Ritoreneremo dove abbiamo pulito con le giornate ecologiche. Meteo permettendo. Se non ci fosse stata questa emergenza a Sellia l'erba sarebbe stata pulita da mesi. Non avrebbe avuto neppure il tempo di spuntare. Trovatevi un altro passatempo. Fotografate la Luna😀😀😀... #Selliapulitasempre


























A seguire le foto postate sui social da parte del gruppo Giovani per Sellia.

mercoledì 10 giugno 2020

Oggi Francesco Rosso avrebbe compiuto 40 anni Lettera dei genitori che continuano a chiedere giustizia per il povero figlio ucciso barbaramente

“Il 10 giugno di 40 anni fa nasceva mio figlio, Francesco Rosso, il mio primogenito. 40 anni fa ero la donna più felice al mondo. Dopo tante sofferenze davo alla luce uno splendido bambino e nonostante la mia giovane età ho cresciuto Francesco con sacrifici, educazione e rispetto per il prossimo. Da subito con il suo animo buono e dolce, ha regalato amore e sorrisi a tutte le persone che lo circondavano.

Francesco era un grande lavoratore, un ragazzo responsabile e di nobile animo, che ha sempre aiutato noi genitori a portare avanti l’attività di famiglia. Ogni volta che veniva a conoscenza di un amico o un parente in difficoltà, si precipitava a porgere il suo aiuto. Mio figlio era conosciuto da tutti nella provincia di Catanzaro (e non solo) e chiunque lo abbia conosciuto, ne custodisce con affetto il ricordo. Credo che ricordiate tutti la storia che ha tragicamente colpito Francesco, la mia persona speciale… Mi fa tanto male rammentarla ma oggi voglio e devo farlo: Il 14 Aprile del 2015 mio figlio viene trovato morto nella nostra macelleria a Simeri Mare lasciando tutti sgomenti. È stato ucciso con un’arma da fuoco dal killer in seguito reo confesso dopo l’arresto, che afferma di essere stato mandato ad uccidere mio figlio da un soggetto oggi ai domiciliari che ha tormentato per anni la mia famiglia, ma mai avrei immaginato che covasse cotanto odio. Ci ha colpito un fulmine a ciel sereno. Se oggi conosco i nomi e i volti di chi si è macchiato del sangue di mio figlio, lo devo ai Carabinieri di Sellia Marina che con tutto il cuore a la stima ringrazio… Ma oggi il mio desiderio sarebbe stato quello di poter festeggiare il 40° Compleanno di mio figlio Francesco, insieme a tutti i suoi cari, come era consuetudine fare! Invece mi ritrovo oggi in un’aula di tribunale, perché il destino ha anche voluto che un’udienza coincida con il compleanno di Francesco, a CHIEDERE GIUSTIZIA PER LUI!!! Oggi non potrà spegnere le sue candeline; a fargli luce ci sono solo le mie preghiere e i ceri del cimitero.
Oggi non potrà mangiare la sua torta preferita, perché lo hanno strappato dalla nostra terra e dall’affetto di tutti.
Il mio dolore non si placherà mai, ma fino a quando avrò fiato e forza, davanti a qualsiasi giudice io devo chiedere giustizia per un ragazzo che non ha mai portato a casa una multa, una denuncia, non ha mai partecipato ad una rissa, non ha mai sfiorato delle droghe, non ha mai guidato in stato di ebbrezza, non ha mai fumato una sigaretta e non ha mai fatto del male a nessuno, nemmeno ai suoi assassini, con i quali non ha mai avuto a che fare!!!Francesco amava la vita, amava la sua famiglia, amava la sorella Marianna ed i suoi amici fraterni con i quali giocava a calcio nella squadra amatoriale della quale era presidente, la Salumi Rosso. Delle domande le faccio agli esecutori di questa terribile mattanza: Come avete fatto a perseguire le idee macabre di un assassino come quello poi compiuto? Quando vi ha parlato di Francesco perché non vi siete chiesti se meritava questa fine? Avreste saputo quanto era amato da tutti e quanto era un ragazzo per bene!!! Lui stesso, se gli aveste chiesto aiuto, ve lo avrebbe dato. Ma è inutile anche domandare a chi non ha un cuore.Quello che almeno chiedo è di pentirvi e di accettare di pagare le pene che meritate di scontare! Come posso vivere io da mamma sapendo che il mandante dell’omicidio di mio figlio è a casa agli arresti domiciliari? Oltre il danno perché devo subire la beffa? Confido nell’operato della..............

martedì 9 giugno 2020

Magisano L'acqua e "Ntopa" importante opera di ingegneria idraulica che porta ricchezza ai terreni del centro presilano



Canale acqua e "ntopa". Per Magisano questo canale che porta l'acqua in tutto il territorio per uso irriguo è importante. Viene gestito da un consorzio regolarmente assentito dalla regione Calabria. Ma la sua storia è lunghissima. Ogni consorziato paga una piccola quota annuale e ne può disporre una volta la settimana controllato da due guardiani. Comprenderete che i buoni ortaggi di Magisano lo sono anche grazie a questa acqua purissima. Inoltre alimenta le acque del laghetto collinare nelle adiacenze di questa cascatella. Andarci vicino e sentire l'acqua nebulizzata in ...............


mercoledì 3 giugno 2020

Pentone i pochi "cafoni" cercano inutilmente di mettere in cattiva luce l'ottimo lavoro della giunta Marino.



Località Cafarda del comune di  Pentone  immersa nel verde nella Sila Piccola li alcuni cittadini irrispettosi delle regole di convivenza confondono, ancora una volta e sempre di domenica, i piccoli cestini dei rifiuti con bidoni dell’immondizia creando così vere e proprie discariche in un luogo pensato per accogliere tutti. Non si esclude a priori l’utilizzo di un sistema di videosorveglianza con multe salatissime per quanti persistono ad abbandonare rifiuti dove non si dovrebbe. Il primo cittadino Vincenzo Marino sottolinea la mancanza di rispetto e del bene comune rimarcando sui social :che “Le parole non bastano più ora passiamo ai fatti” , ha detto il primo cittadino di Pentone, stigmatizzando il comportamento di chi va in Sila per consumare il proprio pic nic, ma poi.......